lunedì 10 novembre 2014

C'é "River" e "river"

Per taluni sarà destino, per me che ragiono da umanista è semplicemente il caso. Sta di fatto che proprio oggi mi sono arrivati in simultanea 2 album che aspettavo con trepidazione: "The endless river"dei Pink Floyd e "Sonic highway" dei Foo Fighters.


Castelli e raschiamenti:
Ci sono cose che nella vita riescono benissimo, come i castelli di sabbia: dopo spalettamenti vari e secchiellate di sabbia, e dettaglio, un talento innato per la loro costruzione, a fine giornata si ergono maestosi sulla riva del mare. Purtroppo la natura umana non è portata ad accontentarsi delle cose riuscite benissimo, si vuole sempre qualcosa di più, migliorare sempre, anche quello che apparentemente non è migliorabile. Così dopo aver rimirato per ore l'incommensurabile castello di sabbia ci inizia a ronzare in testa un pensiero: ma una bandierina sulla torre più alta ci starebbe proprio bene..o no? Ma si che ci starebbe bene! E appena piantata la bandierina una grossa crepa si apre ai suoi piedi facendo crollare la torre principale e parte del ponte levatoio.
Intendiamoci i Pink Floyd hanno un castello costruito su solidissime fondamenta ma il colpo di coda finale più che un endless river lascia il gusto di un "scraping the barrel" ovvero rudimentalmente googletranslerato "raschiamento di barile".

Un assolo da 19.-
Le tracce non lasciano il segno, brani privi di colonna vertebrale che difficilmente riusciranno a ronzarci in testa appena svegli. Brevi passaggi di tastiera o lamenti di chitarra più da soundcheck che da ultima fatica floydiana. Appare chiaro il tentativo della band inglese di propinarci sonorità di successi passati, ma invece che piccoli manicaretti al salmone essi somigliano più a frattaglie buttate in pasto ai fan in attesa da 20 anni di qualcosa di nuovo (si sa che quando si ha veramente fame qualsiasi cosa é buona). Con queste premesse l'album prende fin dai primi minuti il gusto di forzatura, di qualcosa che si doveva assolutamente divulgare al mondo intero come per dire "hey anche noi ci siamo ancora".
Molti floydiani storceranno il naso, se proprio dovevate dirci addio "High hopes" l'ultima traccia di Division Bell, andava più che bene. E dire che l'esperimento di riandare a scovare tracce perdute nei sempreverdi archivi polverosi è funzionato più volte, (in chiave floydiana ricordiamo il ritrovamento di un brano di Barrett, "Opel" che diede il la ad un nuovo album, Opel appunto, contenente la canzone omonima e altre canzone accantonate dal geniale Syd).
Endless river cerca di stare a galla con il brano di chiusura, "Louder Than Words", lanciato come singolo. Il brano è una classica ballata in stile pink Floyd IV, o Gilmouriano II se preferite. L'assolo che chiude brano, album e storia dei pink Floyd fa riaffiorare per brevi istanti vecchi brividi di un gruppo che c'era e ormai non c'è più. Troppo poco per reggere sulle spalle il peso dell'enorme aspettativa dell'album. Ora c'è solo da sperare che a nessuno venga voglia di riparare al danno, due già si rivoltano nella tomba, mentre Waters sotto sotto se la ride per la pochezza proposta. Non ci resta che aspettare l'anno venturo che prevede l'ultimo testa a testa Waters-Gilmour con i reciproci album solisti.


Grohl è innamorato?
Mentre in Inghilterra i Floyd superstiti si stanno trasformando in aceto negli states c'è un vino che più invecchia e più migliora. L'ultima fatica dei foo fighters ancora una volta non delude le attese, non sbagliano un colpo accidenti!
Il processo di maturazione del gruppo è più che mai evidente in questo album, l'incessante e ritmatissimo sound di chiara matrice rockeggiante saltellante lascia spazio ad intervalli strumentali decisamente più pop ma anche più penetranti (per la gioia dei soliti trogloditi che finalmente potranno sostenere che anche i Foos sono diventati commerciali, la solita balla epocale). Era dai tempi del secondo CD di "In your Honor" che non assistevamo a qualcosa di così "poco" foo fighter. Già i due brani in tipico stile "breve intro scialla senza distorsione per poi scatenarsi in un mare di distorsione su melodie più che azzeccate" che passavano in radio da settimane erano un ottima premessa, ottimo ma nulla più (ormai i fighters ci hanno abituato a questi aggettivi). Piacevolissime sorprese ci aspettano durante l'ascolto del CD.

Tanto per dirne tre
Cito tre canzoni "God as my witness" canzonciona da stadio di un vago ma inequivocabile stile dei mai dimenticati Queen. Goduria!
Il finale dell'album è arte pura: a partire da "Subterranean" le canzoni creano un atmosfera mai provata prima con i fighters, finalmente ci si rende conto che si possono fare ottime cose senza strillare la rabbia su un mare di distorsione. L'attacco e i primi due minuti dell'ultima canzone sono quello che mi aspettavo dai Pink Floyd: con tre note di basso Grohl &co mi mandano al tappeto (i pink nel '75 ne necessitarono 4 per il famoso miniriff di "shine on you crazy diamond"), poi un po' abusato il ritornello "I am a river" ma quei due minuti e rotti iniziali sono semplicemente interstellari.Ascoltare per credere.


Così mentre sempre più gente spera di rinascere Dave Grohl i fighters vanno avanti per la loro strada, non winding come quella dei Beatles ma dritta larga e lunga, come le classiche highway americane percorse dalla band per la registrazione del loro ottavo album(sonic highway appunto in riferimento ai diversi trasferimenti per l'incisione dell'album in diversi studi degli USA). Vietato perdersi un loro eventale passaggio dalle nostre latitudini, fuori la striscia chiodata!

C'è River e River, solo un altro caso.

Syddosamente